Educazione e Politiche giovanili , Comunicati stampa
Il Consiglio comunale approva ordine del giorno su Livello essenziale prestazione prima infanzia
Il Consiglio comunale, nella seduta di ieri, ha approvato l’ordine del giorno con cui si impegnano il sindaco e la giunta a intraprendere “ogni iniziativa utile presso il Governo nazionale per garantire i servizi per la prima infanzia stabiliti dalla Legge 234/2021 e dal Pnrr anche attraverso l’Anci nonché in sede di Conferenza Stato-Regioni e in ogni altra sede istituzionale competente, al fine di ripristinare nel Piano strutturale di Bilancio di medio termine il Livello essenziale di prestazione in materia di servizi per l’infanzia, garantendo almeno il 33% di posti disponibili negli asili nido in rapporto alla popolazione di età compresa tra i 3 e i 36 mesi per ciascun Comune o bacino territoriale e non solo a livello di media nazionale”.
“Questo ordine del giorno è un grido di allarme che parte dal Consiglio comunale di Bari e si unisce alla voce di altre città con cui condividiamo una grande preoccupazione - dichiara l’assessore alla Conoscenza con deleghe all’Educazione 0-6 e alla Pubblica istruzione Vito Lacoppola -. Le recenti decisioni del Governo non fanno altro che cristallizzare le disuguaglianze tra Nord e Sud Italia, rendendo ancora più necessaria la nostra battaglia a tutela dei diritti dei bambini e delle bambine. Dopo vent’anni di attesa, finalmente nel 2022 la Legge di Bilancio ha fissato, per la prima volta, i Livelli essenziali delle prestazioni, prevedendo un livello minimo garantito del 33% di posti disponibili negli asili nido per ciascun Comune, in rapporto alla popolazione di età compresa tra i 3 e i 36 mesi, con l’obiettivo di assicurare un posto ogni tre bambini entro il 2027, assegnando anche fondi per sostenere gli enti locali. Ora il Governo, con la Legge di Bilancio di fine anno, ha tagliato le risorse che avrebbero permesso ai Comuni di raggiungere tale obiettivo, introducendo un nuovo criterio, penalizzante soprattutto per le regioni del Sud. La novità è che sarà sufficiente garantire una disponibilità di posti pari al 15% del numero dei bambini sotto i 3 anni a livello regionale, mentre la media del 33% sarà calcolata su base nazionale, favorendo ulteriormente il gap che già esiste tra Nord e Sud, come testimoniano tutte le statistiche sui servizi per la prima infanzia. L’indirizzo del Governo è, inoltre, in totale contraddizione rispetto alle nuove raccomandazioni dell’Unione Europea, che fissano entro il 2030 il target del 45% di popolazione 0-3 anni cui garantire un posto all’asilo nido. Nonostante gli imponenti tagli alle risorse Pnrr destinate alla costruzione di asili nido, il Comune di Bari è impegnato nella realizzazione, entro il 2026, di nove nuove strutture, nella riqualificazione di due mense scolastiche e nella ristrutturazione della scuola dell’infanzia Regina Margherita. Un piano di interventi che punta proprio ad abbattere le liste d’attesa per gli asili nido comunali, che oggi contano in elenco circa 700 famiglie. Il nostro impegno è notevole e convinto, ma rischia di essere messo a dura prova se non ci sarà un cambio di rotta del Governo. Ecco perché il Consiglio comunale ha deciso di promuovere questa battaglia: tutelare la prima infanzia, non dimentichiamolo, significa anche promuovere una vera conciliazione vita-lavoro per le donne e per le famiglie, di cui tanto nel Mezzogiorno d’Italia abbiamo bisogno”.
“L’intero gruppo ‘Decaro per Bari’ è stato subito determinato nel sostenere l’urgenza di presentare al Consiglio l’ordine del giorno, approvato ieri all’unanimità - commenta il consigliere Nicola Loprieno, primo firmatario -. Abbiamo il dovere e l’urgenza di sensibilizzare tutte le istituzioni, al fine di garantire che si mantenga come obiettivo la copertura di almeno il 33% dei posti disponibili negli asili nido in rapporto alla popolazione di bimbi di età compresa tra 3 e 36 mesi, per evitare che ci sia un’enorme differenziazione e disparità tra le diverse aree del Paese. I servizi alla prima infanzia sono davvero ‘essenziali’ e non possiamo rischiare di incentivarne la privatizzazione”.
DI SEGUITO IL TESTO DELL’ORDINE DEL GIORNO APPROVATO DAL CONSIGLIO
Intraprendere ogni iniziativa utile presso il Governo nazionale per garantire i servizi per la prima infanzia stabiliti dalla Legge 234/2021 e dal PNRR.
Il Consiglio Comunale
Premesso che:
Ø in materia di servizi per l’infanzia, la Legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Legge di bilancio 2022) ha fissato, per la prima volta, i livelli essenziali delle prestazioni (LEP), prevedendo un livello minimo garantito del 33% di posti disponibili negli asili nido per ciascun comune o bacino territoriale, in rapporto alla popolazione di età compresa tra i 3 e i 36 mesi, così da assicurare almeno un posto ogni tre bambini entro il 2027;
Ø l’articolo 1, comma 172, della succitata legge ha stanziato le risorse finalizzate a raggiungere il LEP di cui sopra, destinando ai comuni delle regioni a statuto ordinario, della Sicilia e della Sardegna 120 milioni di euro per l'anno 2022, 175 milioni di euro per l'anno 2023, 230 milioni di euro per l'anno 2024, 300 milioni di euro per l'anno 2025, 450 milioni di euro per l'anno 2026 e 1.100 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027;
Premesso, altresì, che:
Ø anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nella sua versione originaria, si è prefisso di “raggiungere l’obiettivo europeo del 33% relativo ai servizi per la prima infanzia”, stanziando 4,6 miliardi di euro per rendere disponibili 264.480 nuovi posti;
Ø il medesimo obiettivo è stato ulteriormente ribadito dal Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine (PSBMT), approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri lo scorso 27 settembre: in tale documento si conferma che le risorse del PNRR (ridotte nel frattempo a 3,24 miliardi per la realizzazione di 150.480 nuovi posti) unitamente a quelle stanziate dal Governo (pari a 735 milioni per l’attivazione di oltre 31.600 nuovi posti in 845 Comuni attualmente sotto il 33%) consentiranno al nostro Paese di “raggiungere l’obiettivo del 33 per cento di copertura del servizio su tutto il territorio, come previsto dalla normativa nazionale”;
Preso atto, tuttavia, che:
Ø nell’Appendice VI dello stesso PSBMT, inviata dal Governo alle Camere solo il 23 ottobre u.s., si legge (a pag. 8, nella Tavola A.VI.4) che, entro il quarto trimestre del 2027, l’Italia dovrà “garantire che le strutture pubbliche e private per l’infanzia abbiano una disponibilità di posti pari ad almeno il 33% del numero dei bambini sotto i 3 anni a livello nazionale”, mentre sarà sufficiente “una disponibilità di posti, pari ad almeno il 15% del numero dei bambini sotto i 3 anni, a livello regionale”;
Considerato, dunque, che:
Ø questa modifica (intervenuta tra l’approvazione del Piano di settembre e l’invio dell’Appendice VI di ottobre) comporta palesemente un disconoscimento del LEP previsto e finanziato nel nostro ordinamento fin dalla legge 234/2021, con un taglio dal 33% al 15% dei posti disponibili a livello regionale, aprendo in tal modo la strada ad una enorme differenziazione e, dunque, disparità nella disponibilità dei servizi per l’infanzia tra le varie aree del Paese: si avranno alcune Regioni che raggiungono solo il 15% ed altre che superano abbondantemente il 33%;
Ritenuto pertanto
Ø del tutto inammissibile il drastico abbassamento del LEP relativo ai servizi per l’infanzia sopra riportato, introdotto peraltro senza alcuna discussione, che configura un dimezzamento rispetto all’obiettivo originario finanziato dall’Unione europea con il PNRR;
Tutto ciò premesso e considerato,
IL CONSIGLIO COMUNALE IMPEGNA
IL SINDACO E LA GIUNTA COMUNALE
Ø a intraprendere ogni iniziativa utile presso il Governo, anche attraverso l’Anci nonché in sede di Conferenza Stato-Regioni ed in ogni altra sede istituzionale competente al fine di ripristinare nel PSBMT il LEP in materia di servizi per l’infanzia così come stabilito dall’articolo 1, comma 172, della Legge 234/2021 e dal PNRR, garantendo almeno il 33% di posti disponibili negli asili nido in rapporto alla popolazione di età compresa tra i 3 e i 36 mesi per ciascun comune o bacino territoriale e non solo a livello di media nazionale.