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Scoperta questa mattina a Pane e Pomodoro la targa dedicata al commendatore Francesco Corazza che realizzò i lampioni del lungomare barese

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Scoperta questa mattina a Pane e Pomodoro la targa dedicata al commendatore Francesco Corazza che realizzò i lampioni del lungomare barese

Questa mattina si è tenuta la cerimonia di scoprimento della targa posta in prossimità della spiaggia di Pane e Pomodoro (alla fine del lungomare monumentale), dedicata al commendatore Francesco Corazza, che realizzò gli iconici lampioni del lungomare di Bari con la sua azienda “Officine Fonderie Corazza”. Alla cerimonia, assieme a Elena Corazza, figlia di Francesco, e agli altri familiari, è intervenuto il sindaco Vito Leccese.

“Teniamo in modo particolare a questa iniziativa, avendo rincorso questo momento da ben prima che diventassi sindaco - ha dichiarato Vito Leccese -. In primo luogo perché l’amministrazione comunale punta molto sulla valorizzazione della storia cittadina, e poi perché i lampioni monumentali del nostro lungomare sono un elemento identitario della nostra città. Sono ormai famosi in tutto il mondo. Essere riuscito a riprodurre, con una creatività tutta levantina, il candelabro tipico che illumina alcuni punti del Lungosénna, ha contribuito a far crescere il famoso adagio popolare che accomuna Bari a Parigi. E non è un caso che la Bari moderna sia nata con Gioacchino Murat. Da quel momento, peraltro, è nata una sana competizione con Napoli, motivo per cui la nostra città conta quattro teatri bellissimi così ravvicinati tra loro.

Quindi questa targa intende ricordare non solo Francesco Corazza e la sua grande intraprendenza, grazie alla quale è riuscito a realizzare un elemento così rappresentativo della nostra città, ma soprattutto le radici stesse di Bari.

La nostra comunità intende continuare a crescere, dando continuità ai sogni, alle ambizioni che hanno mosso i nostri padri”.

“Desidero ringraziare il sindaco Vito Leccese, che ha creduto molto in questo riconoscimento al lavoro di mio padre, la Sovrintendenza e tutte le persone, in particolare del Gabinetto del Sindaco, che hanno lavorato per raggiungere questo risultato - ha aggiunto Elena Corazza -. Sono davvero molto emozionata, anche perché il nostro lungomare sarà sempre illuminato dai nostri candelabri, e questo mi inorgoglisce molto”.

 

LA STORIA

I 197 iconici lampioni del lungomare che adornano i tre chilometri di strada, dall’entrata del porto a Pane e Pomodoro, sono tra i simboli più noti di Bari, immortalati in cartoline, fotografie e dipinti d’autore. I lampioni, in ghisa nera, furono installati durante la costruzione del lungomare cittadino voluto da Araldo di Crollalanza. Quindi con i tufi provenienti dalla “cava del prete” fu creato il waterfront barese, che si andò pian piano a illuminare proprio grazie ai caratteristici candelabri.

I lavori durarono dal 1929 sino alla metà degli anni 30 e originariamente previdero un uso più esteso delle lanterne che arrivavano addirittura fino all’entrata monumentale della Fiera del Levante. Ma i baresi potettero godere del nuovo lungomare solo per poco tempo: durante la seconda guerra mondiale l’industria bellica fece man bassa di tutto ciò che era composto di metallo per costruire armi; così i lampioni vennero smantellati e la strada costiera dovette rimanere priva sino al termine del conflitto mondiale.

Nel 1949 si decise, però, di avviare una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari al ripristino degli amati lampioni. Ne furono subito costruiti 21, ma ci passò una decina d’anni prima di veder completati gli altri 176.

A partire dal 1962 i lampioni furono oggetto di un considerevole restyling: le lampade sferiche che li avevano caratterizzati fino ad allora vennero sostituite con quelle cilindriche odierne. A realizzarli fu l’azienda barese “Officina Fonderia F. Corazza”, il cui marchio è impresso in rilievo sul basamento di ognuno di essi. La fabbrica era diretta dal commendatore Francesco Carrozza.

La notte di Capodanno del 1980 il lungomare fu devastato da una mareggiata e i blocchi in pietra spostati, compresi i lampioni, di parecchi metri. Alcuni lampioni andarono distrutti e, grazie alla stessa fonderia Corazza che conservava ancora il calco originale, poterono essere riprodotti. I lampioni portano incisa la scritta “Officina Fonderia F. Corazza”.