Tavola sinottica

.

Le fonti letterarie antiche non riportano notizie circa l’origine dell’antico centro peucezio di Καιλία/Kailìa; tuttavia, il nome e il toponimo sono citati nelle opere geografiche di Strabone e Tolomeo. Dopo la guerra sociale (90-88 a.C.) la città diviene municipium: da quel momento prese il nome di Caelia e i cittadini furono iscritti nella tribù Claudia. Nel I secolo d.C. l’ager Caelinus (il territorio pertinente alla città) è citato da Frontino tra le delimitazioni agrarie disposte al tempo dell’imperatore Vespasiano.  
Con il nome romano, la città è citata nella Tabula Peutingeriana e dall’Anonimo Ravennate, opere appartenenti al genere degli itineraria che risalgono, rispettivamente, alla tarda età imperiale e al VII secolo; in ultimo, è citata con il nome di Celia nella Guidonis Geographia, compilazione storico-geografica risalente al XII secolo.

Strabone, Geografia 6, 3. 7
Frontino, Liber Coloniarum 1, 262
Tolomeo, Geografia 3, 1. 7
Tabula Peutingeriana, VI, 5
Anonimo Ravennate, Cosmographia 5, 35
Guidonis Geographia 26, 48; 71

Iscrizione funeraria del magistrato Caius Baebius Hispo. Rinvenuta nel 1900 in strada comunale Sant’Angelo; pertinente, verosimilmente, a un monumento sepolcrale. Museo Archeologico di Bari, inv. 4404. Datazione: prima metà I secolo d.C.

Iscrizione funeraria per il veterano Decimus Apertius Secundus. Rinvenuta nel 1792. Luogo del ritrovamento sconosciuto. Irreperibile. È la dedica ad un veterano della legio secunda Traiana Fortis da parte della moglie Iulia Varia. Datazione: seconda metà II secolo d.C.

Iscrizione funeraria frammentaria. Rinvenuta nel 1834 a Carbonara. Irreperibile. Si tratta, probabilmente, di un’iscrizione funeraria di difficile esegesi.

Iscrizione funeraria di Publius Somus, liberto della gens Gellia. Lastrina di forma quadrata in pietra calcarea. Rinvenuta, verosimilmente, intorno al 1792. Irreperibile. Datazione: età imperiale.

Iscrizione funeraria per la liberta Panthera. Lastra in pietra calcarea affissa, fino agli inizi del 1900, nei pressi della Abazia di Sant’Angelo. Irreperibile. È la dedica sepolcrale dedicata da Conferendus alla moglie, liberta della gens Lautinia. Datazione: dopo seconda metà I secolo a.C.

Lapide onoraria. Irreperibile …] [Sarm]aticus Max(imus). Frammento pertinente a un’iscrizione di grandi dimensioni visibile nel cortile dell’Abazia di Sant’Angelo nel XVIII secolo. Difficile ricostruire il titolare e la funzione dell’iscrizione, forse pertinente ad una dedica imperiale in relazione alla costruzione di un edificio pubblico.

Frammento di iscrizione. Rinvenuto in via Loseto, Ceglie del Campo. Irreperibile. Si riconosce solo il gentilizio Silanus.

Iscrizione di un pretoriano. Caius Valerius Cauu filius Claudia Masculinus Caelia. È la formula completa con la quale viene menzionato un cittadino proveniente da Ceglie iscritto in una lista di pretoriani congedati nel 179 d.C. Si tratta dell’unico documento ufficiale nel quale sia riportato il nome della città, Caelia, perché l’indicazione della patria era utilizzata quasi sempre per identificare il soldato.

L’antica Ceglie conserva memoria del suo nome anche per il tramite delle monete coniate nella sua zecca. Il nome della città nell’etnico greco Καιλία/Kailìa compare nella forma intera ΚΑΙΛΙΝΩΝ o ΚΑΙΛ[Ε]ΙΝΩΝ; è attestata anche la forma abbreviata resa con ΚΑΙΛΙ o nelle varianti ΚΑΙ, ΚΑ, Κ. Dopo il 240 a.C., insieme a poche altre zecche presenti in Italia meridionale, con il consenso di Roma, Ceglie produce monete in argento: una serie per il diobolo e quattro per l’obolo. Le emissioni di Ceglie si conformano allo standard di peso in uso in Magna Grecia e allo stesso ambiente si rifanno nella scelta delle tipologie iconografiche e nell’uso di caratteri greci. La produzione in bronzo, invece, adotta il sestante e la semioncia e fa riferimento al criterio metrologico in uso a Roma tra la fine del III secolo e la metà del II secolo a.C.
Testimonianze importanti della monetazione di Ceglie provengono da tre rinvenimenti pertinenti a tesoretti di età tardorepubblicana. Il primo risale al 1882: 3907 denari occultati poco dopo il 36 a.C.; rinvenuto a Carbonara, il tesoretto è stato acquistato in parte dal Museo Archeologico Provinciale di Bari e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il rinvenimento del secondo, ancora a Carbonara, risale al 1903; si tratta di 383 denari e 43 quinari, probabilmente occultati tra il 49 e il 45 a.C. Il terzo rinvenimento, noto solo da una nota di Michele Gervasio (1930), comprendeva circa 1000 monete d’argento del I secolo a.C. Altri rinvenimenti sporadici si devono alle attività di ricerca più recenti: si tratta di monete in bronzo databili al III-II secolo a.C.

Viabilità interna: L’impianto urbano dell’antica Ceglie rimane di incerta definizione. Nonostante i numerosi rinvenimenti, infatti, rimangono scarse le informazioni e i dati riferibili all’organizzazione interna della città peucezia e romana. Sulla base dei rinvenimenti archeologici, è possibile ipotizzare che al tempo in età romana la città si concentrasse soprattutto nel settore settentrionale, gravitando sull’intersezione stradale dei due importanti assi viari: il primo, importantissimo, collegava Brindisi a Benevento, passando per Egnazia, Ceglie, Bitonto e Ruvo; il secondo, sviluppandosi lungo la direttrice nordovest-sudest, collegava Bari a Taranto. La prima direttrice, conosciuta come via Minucia, potrebbe essere assimilata con la strada di collegamento Modugno-Ceglie-Capurso. In base alle informazioni topografiche relative alle necropoli e ai rinvenimenti pertinenti a iscrizioni funerarie, questa strada potrebbe aver percorso Ceglie nei pressi del rione Sant’Angelo e della località Aia di Cristo. La strada nordovest-sudest, invece, può essere riconosciuta nel percorso di via G. Petroni/via Vaccarella; l’asse viario doveva entrare in città da una porta sul lato settentrionale delle mura, forse in contrada Canedda, e proseguiva oltre il centro abitato attraversando la porta meridionale, nell’area di contrada Porta Mura, seguendo il percorso oggi ricalcato dalla SP 70 Ceglie-Adelfia.

Viabilità esterna: Gli assi portanti della viabilità esterna erano definiti da due direttrici principali: un antico percorso con orientamento ovest/nordovest-est/sudest, sul quale si impostava la strada consolare detta via Minucia e, successivamente il tratto interno della via Traiana, che collegava Brindisi a Benevento. La strada è identificabile, grossomodo, con l’attuale collegamento stradale che da Noicattaro e Capurso intercetta Ceglie e prosegue in direzione di Modugno e Bitonto. Il secondo tracciato è identificabile con una strada che metteva in collegamento Bari con Taranto: nel suo percorso, toccava Ceglie per proseguire verso l’interno in direzione dell’centro urbano di Monte Sannace e, di qui, continuare in direzione della città sul Mar Ionio.

L’antica città di Ceglie sorgeva su un pianoro a 70 m sul livello del mare, delimitato a Est e a Ovest dai torrenti la Fitta e Picone, dei quali rimane il ricordo nei nomi con i quali si indicano le due conformazioni geologiche, tipiche del territorio barese, note come “lame”. Lungo i due torrenti l’area urbana era delimitata dalle mura difensive che, a Sud, chiudevano lo spazio urbano nei pressi delle contrade di Chiusa e Porta Mura. In questa zona, oltre che nella memoria topografica, resti del muro di fortificazione erano ancora visibili nei primi decenni del Novecento. Più complessa la definizione dei limiti del sistema difensivo a Nord: secondo Vincenzo Roppo il perimetro fortificato si estendeva fino all’attuale centro abitato di Carbonara; Emanuele Mola, invece, poneva il limite settentrionale all’altezza dei complessi monastici di Sant’Angelo e San Nicola. La tecnica, utilizzata in diversi centri dell’area peuceta, trova riscontri indicativi con le fortificazioni di Altamura e Azetium (Conversano); la datazione finora proposta suggerisce l’orizzonte cronologico del V secolo a.C. che, tuttavia, necessita di ulteriori approfondimenti. Circa l’estensione del perimetro, gli studiosi che si sono occupati di Ceglie propongono una lunghezza complessiva superiore a 5 km: un circuito imponente, che non ha riscontri in area peuceta e trova paragoni con le mura messapiche di Oria e Ugento. Della struttura originaria rimangono tracce molto scarse: la gran parte dei blocchi che componevano le cortine esterne, infatti, furono utilizzati durante il ventennio fascista come materiale utile alla colmata per la realizzazione del lungomare di Bari e i brevi tratti superstiti, conservati solo nei filari di fondazione, sono stati riutilizzati nei muretti a secco interpoderali e nelle sostruzioni delle strade moderne. Tecnicamente, il muro era composto da un’opera a doppia cortina con riempimento interno di pietrame; i paramenti esterni erano costituiti da blocchi di tufo locale, sbozzati e messi in opera a secco.

Porte: Nel circuito difensivo, in corrispondenza delle strade principali della città, si può ipotizzare la presenza di quattro porte. Di queste, tuttavia, si individua solo la presenza della porta meridionale per la memoria fissata nel toponimo della contrada Porta Mura.

Sporadici frammenti architettonici e la presenza di un frammento di iscrizione rinvenuti nell’area di contrada Sant’Angelo potrebbero far riferimento a un edificio pubblico, forse pertinente alla città di IV-II secolo a.C. L’interpretazione rimane incerta per la mancanza di dati

Il settore settentrionale della città, nell’area dei rioni Sant’Angelo e San Nicola, sembra poter essere indicato come luogo centrale nella comprensione dello sviluppo interno dell’antica Ceglie. Pur lacunosi, indizi in tal senso provengono dalle indagini archeologiche che hanno restituito tracce di strutture abitative, spesso in relazione a opere idrauliche e fognanti dalla quali provengono materiali inquadrabili tra la fine del III se il I secolo a.C.

  • Strada vicinale San Nicola: cisterna, utilizzata fino al III-I sec. a.C.
  • Via Vaccarella: cisterne e fosse di scarico connesse a strutture abitative. Materiale databile tra IV e II sec. a.C.
  • Opera Pia Di Venere (nei pressi di Sant’Angelo): necropoli di VI-III sec. a.C. coperta da opere idrauliche funzionali all’impianto di strutture abitative di età tardorepubblicana.
  • Via U. Foscolo: sepolture di V-III sec. a.C. riutilizzate come fosse di scarico nel II sec. a.C.
  • Area nei pressi di via L. Settembrini, via Spalato e via D. Di Venere: necropoli di VI-III secolo a.C. coperta da strutture pertinenti a una residenza di età romana (da confermare)
  • 1a traversa via D. DiVenere: fasi di frequentazione di età arcaico-classica e sepolture di III sec. a.C. sono coperte da una terza fase di frequentazione a uso abitativo in età tardorepubblicana.
  • Scuola Elementare D. Di Venere: abitazione romana con fasi di frequentazione dal III sec. a.C. ad età tardoantica.
  • Castello di Ceglie: alla base della torre normanna si conservano strutture in opus reticulatum pertinenti, forse, a edifici di tipo residenziale.
  • A meridione dell’abitato moderno, apprestamenti idraulici riferibili alla città di età romana (da confermare).
  • Contrada Piazzolla, fra via Gorizia e via Corticelli: nell’area, frequentata in età classica, si registra la presenza di elementi pertinenti ad una abitazione databile tra IV e III sec. a.C.
  • Contrada Buterrito: presso il tratto sudorientale del circuito murario, nel contesto della necropoli di V-III sec. a.C., sono stati rinvenuti resti di una struttura abitativa; l’impianto si data al IV sec. a.C., con rifacimenti di età tardorepubblicana.

Le indagini archeologiche effettuate lungo via Vaccarella hanno intercettato un’area di lavoro, forse legata all’impianto di una cava attiva almeno in età tardorepubblicana.
Nell’area di San Nicola si registra la presenza di un impianto di lavorazione. Si ipotizza una possibile prodizione di laterizi attiva dal III al VI sec. d.C.

La storia dei rinvenimenti e delle ricerche archeologiche condotte a Ceglie sembra dimostrare che l’area sulla quale sorsero i complessi monastici di Sant’Angelo e San Nicola fu, fin dai primordi della città, utilizzata come necropoli. L’uso funerario prosegui in età romana, estendendosi verso Nord, probabilmente fuori dal circuito murario, in direzione delle contrade Canedda e San Tommaso lungo la direttrice viaria che collegava Caelia a Barium. Altri rinvenimenti riferibili al contesto di una necropoli sono registrati nei pressi di via Mafalda d’Assia: le sepolture, datate all’avanzato III secolo a.C., mostrano caratteristiche diverse da quelle in uso in ambito peucezio. A Nord-Est, da via F. Rubini provengono altre due tombe a fossa: alcuni elementi inducono a considerare un riutilizzo delle tombe ad una fase cronologicamente vicina alla fine del III secolo a.C. Dalla stessa area, altre tombe indicano l’utilizzo dell’area a scopo funerario intorno alla metà del III secolo a.C. Sulla base di purtroppo pochi rinvenimenti epigrafici, nelle fasi successive si ipotizza la presenza di un’area destinata a necropoli in direzione di Carbonara.

Sembra plausibile ipotizzare la presenza di una terza area di necropoli nel settore sud-occidentale di Ceglie, in contrada Aia di Cristo. Al momento l’ipotesi è stata avanzata sulla base di una sola epigrafe frammentaria, attualmente irreperibile. Il luogo di rinvenimento (via Loseto), se verificato, potrebbe coincidere con la presenza di un’area subito al di fuori delle mura e sulla strada in direzione di Butuntum: uno spazio che ben si sarebbe potuto prestare all’uso funerario.

Evidenze riconducibili a insediamenti rurali di età romana:

  • Acquaviva delle Fonti, località Baronaggio, fattoria: prima età imperiale.
  • Acquaviva delle Fonti, località Malano-Sant'Andrea, villa: età imperiale.
  • Adelfia, colombario scavato nel banco roccioso: prima età imperiale.
  • Adelfia, contrada Tesoro, villa: II sec. a.C.- II sec. d.C.
  • Adelfia, località Dannetta, villa: media età imperiale.
  • Adelfia, località San Leo, insediamento rurale: avanzata età imperiale.
  • Cassano delle Murge, palazzo Miani-Perotti, villa: I sec. a.C.
  • Toritto, contrada Legna, tracce di una fattoria: età imperiale.
  • Valenzano, probabile insediamento rurale: I sec. a.C.

 

Evidenze riconducibili a insediamenti rurali di età medievale

  • Carbonara, chiesa e insediamento rupestre di Via Martinez o “dei Romiti”: ante X sec.
  • Carbonara, località Lama Picone: chiesa rupestre di Santa Candida. X-XI sec. 
  • Carbonara, Strada la Grava: ipogeo Villa Lopez.
  • Carbonara, Strada la Grava; Strada Giardinelli: casale rupestre (?).
  • Ceglie del Campo, rione Sant’Angelo: ambienti ipogei.
  • Ceglie del Campo, località Lama Fitta: insediamento in roccia. X-XI sec.
  • Ceglie del Campo, contrada Buterrito: complessi ipogei nei pressi del casale rurale.

 

Fioriello C.S., Caelia, in Cassano R., Chelotti M., Mastrocinque G. (a cura di), Paesaggi urbani della Puglia in età romana: dalla società indigena alle comunità tardoantiche, Bari 2019, pp. 341-361.

Fioriello C.S., Caelia, in Fioriello C.S., Poediculorum oppida: spazi urbani della Puglia centrale in età romana, Oxford 2017, pp. 132-157.

Ciaula A. (a cura di), KAILINON - KAILIA - CAELIA. Ceglie-Carbonara nella documentazione storico-archeologica (1983-1992), Modugno 1998, pp. 31-95.

Marin M. M., Cassano Moreno R., Fornaro A., Chelotti M., Ceglie Peuceta I, Bari 1982, pp. 11-63.

Andreassi G., Radina F. (a cura di), Archeologia di una città. Bari dalle origini al X secolo. Catalogo della Mostra (Bari, Complesso di Santa Scolastica, 6 marzo-23 dicembre 1988), Bari 1988, pp. 295-303.