Hydrìa attica a figure rosse
Funzione: Vaso per contenere e versare l’acqua.
Datazione: 470-450 a.C. circa
Attribuzione: Pittore dei Niobidi.
Misure: altezza: cm 41,5; diametro orlo: cm 15,4; diametro piede: cm 13,8.
Provenienza: Ceglie del Campo, Via G. Martino.
Epoca del rinvenimento: 1898.
Luogo di conservazione: Museo Archeologico Nazionale di Taranto (8283).
Descrizione
La raffigurazione propone una scena di inseguimento. Il giovane uomo veste una corta tunica, stretta in vita, porta un mantello sul braccio e tiene in una mano una coppia di lance; indossa il pètasos: un copricapo di cuoio, feltro o paglia, di forma allargata che protegge dal sole e dalla pioggia; usato generalmente dai viaggiatori, da coloro che vivevano all’aria aperta e, talvolta, anche dalle donne. L’uomo afferra per un polso una giovane donna ammantata, con chitone e mantello (hìmation), che tenta di fuggire. La giovane è preceduta da una seconda donna che, fuggendo, tenta di coprirsi con il peplo. Completano la raffigurazione un personaggio maschile ammantato e altre tre figure di giovani donne.
La decorazione minore è composta da ovuli sul labro, un elegante fregio di palmette sul collo, una serie di linguette agli attacchi delle anse e un motivo a meandro interrotto da riquadri con segmenti incrociati posto a marcare il limite inferiore della decorazione figurata principale.
La idria di Via G. Martino è attribuita al Pittore dei Niobidi, ceramografo attico attivo entro il secondo venticinquennio del V sec. a. C. il cui nome è legato a un famoso cratere a calice da Orvieto, attualmente esporto al Louvre. Le opere di questo ceramografo sono state rinvenute anche in altri centri peucezi (Altamura, Ruvo).
Bibliografia
- Labellarte M., Via Giuseppe Martino, in Andrassi G., Radina F. (a cura di), Archeologia di una città. Bari dalle origini al X secolo, Catalogo della Mostra (Bari 1988), Bari 1988, p. 307 (con bibliografia di riferimento).
- Beazley J.D., Attic red-figure vase-painters, Oxford 1963, p. 606, n. 74