Chiesa rupestre di Santa Candida

 Chiesa rupestre di Santa Candida

 

UBICAZIONE Lat. N: 41.0875272; Long. E: 16.8593666
MAPPA https://maps.app.goo.gl/TdeVxJCk3gZoz2Hp9
CONDIZIONE GIURIDICA Proprietà privata
PROVVEDIMENTI DI TUTELA L.1089/1939 artt. 2, 3, 21
Estremi del provvedimento: DM 24/07/1978; DM 27/10/1986
INTERESSE CULTURALE Bene architettonico di interesse culturale dichiarato
DATAZIONE X-XI secolo
CATALOGO GENERALE BENI CULTURALI 1600177465
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI E DOCUMENTALI catasto.fspuglia.it →
vincoliinrete.beniculturali.it →
catalogo.beniculturali.it →
 

Inquadramento generale

La chiesa rupestre di Santa Candida è ubicata lungo il fianco orientale della Lama Picone, nel comparto territoriale corrispondente al limite settentrionale del Municipio 4, in prossimità della Strada Statale 16. La chiesa è documentata per la prima volta in un atto notarile del 1194 che ne ricorda la posizione esterna alla città di Bari, in un fondo coltivato a ulivi nel quale si trovava anche la chiesa di Sant’Elena. 

Il toponimo “Santa Candida” e “Lama di Santa Candida” è un esempio raro di persistenza toponomastica risalente all’età medievale e indicava, appunto, il tratto di Lama Picone sui quali si affacciavano gli insediamenti rupestri di Santa Candida, sul lato orientale, e della cd. “Caravella”, sul versante opposto della stessa lama. 

Nel contesto ambientale generale, l’insediamento rupestre gravitante sulla chiesa di Santa Candida insisteva su un tratto dell’alveo torrentizio particolarmente profondo che determinava un notevole salto di quota tra il piano di campagna esterno e il fondo della lama. Purtroppo, parte del complesso è stato compromesso dai lavori di sbancamento e di preparazione del percorso della strada statale che hanno tagliato gli ambienti più esterni del complesso ipogeo. 

 

Architettura

La chiesa di Santa Candida rientra tra i più grandi spazi rupestri adibiti al culto presenti in Puglia. La struttura originaria della chiesa è ricostruita dal lavoro di studio e rilievo condotto da Franco e Carlo dell’Aquila e da Francesco Carofiglio che testimonia l’articolazione planimetrica del complesso prima che i lavori per la sistemazione della Strada Statale 16 ne compromettessero gli ambienti esterni. La chiesa, dunque, si componeva in origine di un corpo esterno, in funzione di accesso, e di ambienti scavati nel banco roccioso che componevano la struttura interna del luogo sacro.

Il corpo esterno, ricavato utilizzando in parte il fianco della lama, era costituito da due distinti ambienti destinati a funzioni differenti. L’ambiente principale, utilizzato come vestibolo/nartece, si componeva di un piccolo spazio voltato, di 2x3,5 m, articolato su lati brevi – a Nord e a Sud – in due arcosoli, di cui uno adibito a sepoltura. Il corpo meridionale, in posizione decentrata rispetto al primo, immetteva in una serie di vani comunicanti tra loro; per la disposizione e per la loro organizzazione interna, caratterizzata dalla presenza di alcove, è stato ipotizzato che questi ambienti potessero essere destinati a fungere da abitazione per le persone alle quali era affidata la custodia della chiesa. 

Gli spazi della chiesa ancora conservati sono pertinenti allo sviluppo ipogeo del luogo sacro che copre una superficie di circa 120 mq sviluppandosi dall’ingresso verso Est. Dal nartece si accede ad un ambiente di pianta rettangolare e soffitto piano di circa 3x4 m dal quale si dipartono tre distinti settori della chiesa, riconoscibili in pianta come un corpo centrale, tripartito, affiancato da due navate che lo inquadrano, rispettivamente, a Nord e a Sud.

L’importanza del corpo centrale è dichiarata dalla presenza, lungo il lato orientale del vano, di una parete tripartita da arcate a tutto. La tripartizione della parete, con l’arcata centrale maggiore larga il doppio rispetto alle arcate laterali rette da pilastri realizzati tramite lo scavo dell’ambiente ipogeo, gestisce l’accesso agli spazi più interni: l’arco settentrionale, immette nella navata minore, settentrionale, mentre il passaggio centrale maggiore e l’arco meridionale consentono l’accesso alla più ampia navata centrale. Questo articolato corpo centrale è composto da un primo spazio di forma trapezoidale, ampio poco meno di 3 m sul lato occidentale, che va progressivamente ampliandosi fino a raggiungere la larghezza di 4 m sul lato orientale. A Nord e a Sud di questo spazio, du passaggi voltati immettono, rispettivamente, nelle navate minori: la settentrionale di forma stretta e allungata, mentre la meridionale composta di due vani; entrambe le navate si sviluppano in senso ovest-este e sono chiuse da absidi ad Oriente.

Più composita risulta la composizione della navata centrale che si sviluppa verso est articolandosi in due settori modulati da vani di pianta allungata di circa 3x2 m, coperti con volta a botte e terminanti in due profonde absidi rivolte a Est. L’area più interna di questa navata, corrispondente alla zona presbiteriale, di esclusiva pertinenza degli officianti e del clero, e destinata alla celebrazione eucaristica è separata dallo spazio destinato ai fedeli da un basso muro con funzione di iconostasi. I due vani presbiteriali, voltati a botte, sono caratterizzati dalla presenza di semicolonne addossate alle pareti, sormontate da capitelli squadrati; questi stessi vani sono comunicanti tra loro e, rispettivamente, con le navate laterali a loro contigue, alle quali è possibile accedere attraverso coppie di archi poggianti su colonne rastremate, prive di capitello.

Allo stato attuale, la navata meridionale della chiesa costituisce l’ingresso al complesso ipogeo. Originariamente, a questa si accedeva dal vano d’ingresso principale, attraverso un passaggio sulla parete meridionale che immetteva in un ambiente a soffitto piano e caratterizzato sulla parete meridionale dalla presenza di tre nicchie poco profonde di forma stretta e allungata, rialzate rispetto alla quota pavimentale di circa 40 cm. Da questo primo vano, attraverso un arco con ghiera la navata prosegue verso est con ambiente di forma stretta e allungata, orientato in senso ovest-sud/est, coperto a botte con volta a sesto ribassato e chiuso, a Est, da un muretto in funzione di iconostasi che impedisce l’accesso verso la zona presbiteriale che, di fatto, costituisce il proseguimento della navata nel suo ultimo ambiente, comunicante con la zona presbiteriale a Nord, anch’esso voltato a botte e dotato di una abside poco profonda sulla parete orientale, incorniciata da un arco con ghiera che poggia su semicolonne addossate alle pareti, secondo lo schema che caratterizza l’intera area della chiesa riservata ai presbiteri. 

Nella porzione settentrionale la chiesa si articola in due navate: la prima, più interna, comunica con l’aula centrale attraverso l’accesso più settentrionale della parete orientale tripartita di questa. In pianta, la navata si presenta con forma stretta e allungata, orientata in senso ovest-nord/est, ed è caratterizzata da due differenti soluzioni di copertura del soffitto: piano, nei pressi dell’aula, e voltato a botte nella porzione che corre lungo l’area presbiteriale. La navata è chiusa a Est da un’abside che richiama per posizione e dimensione quella presente nella navata meridionale; tuttavia, sulla parete settentrionale di questa navata, la presenza di una nicchia scavata nel banco roccioso appena prima del catino absidale ha fatto ipotizzare che l’area dovesse essere destinata a svolgere la funzione di prothesis, una sorta di sacrestia presente nelle basiliche paleocristiane. 

La seconda navata settentrionale, più esterna rispetto al corpo principale della chiesa si compone di due campate strette e allungate, coperte da soffitto piano e separate da un arco. L’abside, alla terminazione orientale della navata, è contornata da una profonda ghiera ma, differentemente dalle altre absidi, è privo di semicolonne che ne inquadrano il catino. La principale caratteristica della navata settentrionale è la presenza di sette nicchie: una è collocata nel muro occidentale, mentre le restanti sei sono disposte a tre a tre sulla parete nord nei due ambienti di cui si compone la navata nella sua interezza. Come per le tre nicchie ricavate nella parete meridionale della navata sud, gli spazi in negativo presenti in questa navata si caratterizzano per la forma stretta e allungata e per la quota di spiccato che le separa di circa 40 cm dalla quota pavimentale della chiesa. Dal punto di vista funzionale, analogamente a quanto riscontrabile in contesti ipogei quali Santa Maria alle Malve, presso Matera, Sant’Angelo a Santeramo e nelle chiese dell’insediamento rupestre di Lama d’Antico, nelle campagne tra Fasano e la frazione di Savelletri, questi spazi ricavati nelle pareti perimetrali della chiesa dovevano ospitare immagini sacre con affreschi iconografici di Sante e Santi della tradizione cristiana che, purtroppo, qui non si sono conservate.

Lungo le pareti della grande chiesa di Santa Candida sono ancora visibili i segni della presenza di arredo liturgico mobile. Si stratta di fori e incassi ricavati negli spessori murari funzionali a sostenere le assi lignee alle quali erano appese lampade, tende o pannelli utili a illuminare gli ambienti e a differenziare le aree liturgiche accessibili alla comunità o, viceversa, chiudere gli ambienti destinate alle funzioni sacre e, pertanto, preclusi alla vista dei fedeli nel corso della celebrazione eucaristica. 

 

Iscrizioni

Come accennato precedentemente, la chiesa di Santa Candida cono conserva tracce di affresco. Tuttavia, si è conservata una serie di iscrizioni graffite che testimoniano la storia di questo luogo, dalle tracce della frequentazione sacra fino alle contaminazioni di età contemporanea. Oltre alla presenza di croci greche, sono ancora riconoscibili – ancorché fortemente alterate – iscrizioni dipinte su tutte le absidi.

Gli studiosi che si sono occupati del sito hanno identificato iscrizioni in caratteri latini, graffite sulla parete rocciosa, dipinte con terra rossa; le indicazioni, che appaiono tutte coeve, rimandano a nomi di Santi, in funzione dedicatoria. Di seguito, sono riportati i nomi dei Santi menzionati, secondo le interpretazioni fornite dagli studiosi sulla base degli scioglimenti e delle integrazioni sulle lettere di incerta interpretazione:

  • Sanctus Hieronimus
  • Sancta Ecaterinas
  • Sanctus Thomas
  • Sanctus Bartholomeus
  • Sancuts Iacobus
  • Sancta Candida
  • Sancta Elena
  • Sanctus Erasmus
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