Torre a Mare
Cenni storici
Nel territorio dell'attuale Torre a Mare sono state rinvenute tracce della presenza umana risalenti al IV millennio a.C., nelle grotte di Cala Colombro sulla costa sud e nella grotta della Tartaruga in prossimità dello sbocco a mare di lama Giotta. In epoca romana, la località era posta lungo la via Appia-Traiana che congiungeva Barium (l'antica Bari) ed Egnatia. Alcuni storici ritengono che la Turris Juliana, una stazione di posta per il cambio di cavalli che l'Itinerarium Burdigalense (333-334 d.C.) collocava 11 miglia a sud di Barium, fosse in contrada Scamuso poco a sud di Torre a Mare.
Intorno al 1500, allo scopo di difendere la costa dalle incursioni dei pirati e dei predoni che infestavano il mare Adriatico, fu edificata una torre di avvistamento, tuttora esistente al centro della piazza principale. Da allora la località prese il nome di "Torre Apellosa" o "Torre Lapillosa", trasformato successivamente in "Torre Pelosa", e divenne un piccolo borgo di pescatori che vivevano per lo più in trulli e grotte naturali e riparavano le proprie imbarcazioni nel porticciolo alla foce di lama Giotta. Per molti secoli Torre Pelosa fu la marina del vicino centro di Noja, tanto che quando, dopo l'Unità d'Italia (1861), questo comune mutò nome in Noicàttaro, recuperò dalla leggenda il toponimo Cattaro, dal nome di una città preromana (peraltro probabilmente mai esistita) sita dove sorge oggi Torre a Mare. Secondo molti studiosi, invece, il nome significa "Nuova Cattaro", dal nome della omonima città sita sulla costa del Montenegro, molto legata alla Puglia. Per molti secoli - infatti - la diocesi di Cattaro dipendeva direttamente dall'Arcivescovo di Bari.
Nel 1865 la località fu dotata di una stazione lungo la ferrovia Bari-Lecce, stazione realizzata soprattutto a beneficio di Noicàttaro e dei paesi dell'interno. A quell'epoca Torre Pelosa era un villaggio di pescatori, il borgo si trovava intorno alla torre di guardia, i terreni lungo la costa appartenevano prevalentemente alle famiglie Positano, ad eccezione dell'appezzamento di terra lungo la lama fino alla torre di proprietà del comune di Noja, e che fu oggetto di una diatriba legale prima della lottizzazione, le uniche costruzioni al tempo oltre le case dei pescatori, erano poche maestose ville situate lungo la vecchia via litoranea Bari-Brindisi: da ricordare le ville Trojani, Suglia-Passeri, Scarpelli, De Mattia, e quelle dei vari rami della famiglia Positano.
Pochi anni dopo ebbe luogo un primo sviluppo urbanistico, promosso dall'avv. Vittorio Positano De Vincentiis, quando il comune di Noicàttaro pianificò la costruzione di alcuni lotti di case unifamiliari sul suolo di proprietà comunale attorno alla torre cinquecentesca. Intanto, nel 1893 fu costruita ex novo una chiesa intitolata a San Nicola (patrono dei marinai), in luogo della piccola e malmessa cappella precedente. Rapidamente, Torre Pelosa divenne luogo prediletto di villeggiatura da parte non solo dei cittadini di Noicàttaro, ma anche di quelli di Bari, Rutigliano e Triggiano. Essi si aggiungevano ai residenti che, secondo il censimento del 1921, erano 864. Appena fu terminata la costruzione del molo e deliberato un ulteriore ampliamento della chiesa, affidato all'architetto Saverio Dioguardi, nel 1934 Torre Pelosa venne annessa al Comune di Bari nell'ambito di un ampliamento della città voluto dal regime fascista, diventandone una frazione al pari di Palese e Santo Spirito e gli ex Comuni autonomi Loseto, Carbonara di Bari e Ceglie del Campo, che furono soppressi. L'annessione a Bari, come sua frazione, s'ebbe nel settembre 1928, per mano dell'allora Ministro dei Lavori Pubblici Araldo di Crollalanza. Tre anni dopo modificò il nome in Torre a Mare.