Ipogeo presso Villa Damiani
UBICAZIONE | Lat. N: 41.0762555; Long. E: 16.8806194 |
MAPPA | https://maps.app.goo.gl/t12SBVwJQC1cfXpB7 |
CONDIZIONE GIURIDICA | Proprietà ente religioso |
PROVVEDIMENTI DI TUTELA | L. 1089/1939 artt. 1, 2, 3, 31 |
INTERESSE CULTURALE | Bene architettonico di interesse culturale dichiarato Bene architettonico di interesse culturale non verificato |
DATAZIONE | - |
CATALOGO GENERALE BENI CULTURALI | - |
RIFERIMENTI CARTOGRAFICI E DOCUMENTALI | catasto.fspuglia.it → vincoliinrete.beniculturali.it → |
Gli insediamenti di Via Martinez e di Strada La Grava si articolano in un sistema che gravita lungo un diverticolo della Lama Fitta che arrivando da Valenzano prosegue in direzione di Bari percorrendo, approssimativamente, l’orientamento e il tracciato di Via Fanelli. Nel suo percorso principale Lama Fitta lambisce a Nord-Est l’abitato di Carbonara costeggiando il grande complesso di Villa Damiani e la chiesa semi ipogea della Madonna delle Grazie, distante circa 800 m in linea d’aria, in direzione est.
Come ricordato da Raffaele De Rosa, che si è occupato dello studio del complesso, gli ambienti ricavati nel banco tufaceo sono in stretta relazione con la masseria sub divo conosciuta come Masseria “La Vela” e, successivamente, come “Villa Damiani”, dopo il passaggio della proprietà alla famiglia Damiani avvenuto nel corso dei primi anni del Novecento.
La continuità d’uso della masseria e i lavori eseguiti nel corso dei decenni per adattare gli spazi ai differenti utilizzi rendono complessa la stratigrafia e la lettura degli ambienti ipogei che si sviluppano su una superficie di circa 350 mq. e su quote differenti.
Dalla lettura dei documenti relativi alla proprietà e dai resti ancora presenti negli ambienti si ricostruisce la presenza di un palmento con vasche per la pigiatura e decantazione dell’uva e per l’alloggiamento di torchi da macina. Il frantoio, composto da varie stanze e ambienti, si sviluppava nell’area occidentale del vasto complesso ipogeo: di questo, oltre alle vasche, uso rimane ben conservato il torchio ad una vite, detto “alla genovese”. Le vasche, dismesso il frantoio, furono utilizzate per scopi differenti.
L’impianto dell’ipogeo conserva, inoltre: una camera con pozzo; un forno a legna; un vano cucina; una camera dotata di un grande camino; un lungo corridoio di collegamento tra i vani meridionali e l’accesso agli ambienti del palmento, caratterizzato da un portale d’ingresso inquadrato da un arco pieno a tutto sesto.
Immagini gentilmente concesse dall'Ing. Raffaele De Rosa. © Ing. Raffaele De Rosa.